IL POTERE SEGRETO
Ricordi e confidenze di
Giovanni Preziosi, ambasciatore
straordinario del Duce.
Autore: Luigi Cabrini
Seconda edizione, dicembre 2012.
Ristampa integrale della prima ed unica edizione del 1952, in
Cremona.
* * *
Questo volume costituisce un autentico evento
editoriale.
Infatti, si tratta della prima riedizione (1) del volume di Luigi
Cabrini pubblicato nel 1951 con il titolo “Il
potere segreto. Dal 25 aprile 1915 al 25 aprile 1945; dal 25
luglio 1923 al 25 luglio 1943” con sottotitolo: “Ricordi e confidenze di Giovanni Preziosi,
Ambasciatore Straordinario del Duce”.
È stata una vera avventura reperire una copia fotostatica di questo libro, assolutamente introvabile e letteralmente scomparso da biblioteche e librerie (2).
L’autore fu l’addetto stampa nonché il segretario personale di Giovanni Preziosi e in questo suo particolare ruolo addentro ai movimenti più segreti della politica internazionale venne a conoscenza di molte trame del potere occulto per la distruzione delle Forze dell’Asse. Venne a conoscenza dei fascicoli inerenti i massoni italiani, che la polizia italiana del tempo del Fascismo e della Repubblica Sociale (in questa fase con la collaborazione della polizia tedesca) che vennero portati a Salò alla cognizione del Duce, fascicoli che poi scomparvero durante la “Liberazione”.
Lo stesso archivio del Cabrini venne depredato da partigiani nelle
“radiose giornate” della disfatta italiana e di questo se ne parla
più volte in questo libro rarissimo e rivelatore.
Il libro rivela come il potere occulto, ebraico e
in particolare massonico, abbia cercato d’infiltrarsi nel
Fascismo, uscendo alla scoperta durante la guerra mondiale al
fine di sabotare il Fascismo e decretarne la caduta.
Il libro che qui rivede la luce dopo sessanta anni di oscura censura, venne sequestrato subito dopo la sua pubblicazione nel 1952. Poco dopo, la damnatio memoriae calò anche sull’autore del libro, che sapeva troppi segreti che il potere occulto non voleva venissero rivelati: Luigi Cabrini viene internato in manicomio, in modo da screditare per sempre la sua figura e le sue rivelazioni.
Luigi Cabrini fu il primo “desaparecido”
della cultura non conformista.
Vendetta non diversa che i vincitori del secondo conflitto
mondiale riservarono anche a Ezra Pound e ad altri nomi di rilievo
della cultura del periodo fascista.
Un vergognoso sistema di distruzione delle
personalità più invase che trovò perfetta applicazione – quasi
perfettamente – nell’arcipelago Gualg dei campi di
concentramento per dissidenti nell’Unione Sovietica.
Il silenzio calò poi su questo libro, che solo oggi, sessanta anni dopo, grazie alla nostra determinazione e ostinazione nell’essere liberi e controcorrente, ritrova la via della luce e dei Lettori, che confidiamo numerosi e attenti.
Pordenone, 9 novembre 2021,
giorno di San Teodoro Martire.
L’editore.
* * *
IL POTERE SEGRETO
Dal 25 aprile 1915 al 25 aprile 1945.
dal 25 luglio 1923 al 25 luglio 1943.
Ricordi e confidenze di Giovanni Preziosi.
* * *
Parlando del Ministro di Stato Giovanni Preziosi, lo
scrittore italiano più celebre in Italia e all’estero, anche se
oggi vi è attorno a lui e alle sue opere l congiura del silenzio,
intendo rendere un piccolo contributo alla sua più che trentennale
opera di amor di patria e di verità. Fu un idealista e un politico
di valore sommo e i suoi studi e i suoi libri fanno testo di
verità in tutte le cancellerie del mondo.
L’indimenticabile Direttore de “La Vita
Italiana”, del “Mezzogiorno” di Napoli, e del “Roma” di Roma ed
editore dell’edizione italiana dei “Protocolli dei Savi Anziani
di Sion” (ed. 1920), fu il primo in Italia e nel mondo che
rivelò i maggiori problemi politici del secolo legati alla
soluzione del problema ebraico.
Ricorderò alcuni episodi e riprenderò certi appunti sui che
possono illustrare sempre meglio il valore della sua battaglia.
Altri episodi devono restare ancora inediti perché la conferma,
sul terreno politico, non è ancora giunta. Inoltre tante altre
importanti rivelazioni non posso suffragarle con una
documentazione adeguata poiché tutta la corrispondenza
intercorsa fra il Ministro ed io andò perduta con la cosiddetta
“liberazione” per il saccheggio di casa mia. Qualche documento sono certo però esiste in una
cancelleria di Stato straniera e soprattutto quello di tre
pagine a mia firma come Capo Ufficio Stampa dell’Ispettorato
Generale della Razza e Demografia diretto al Duce e
controfirmato da Preziosi, nel marzo del 1945. documento che
descriveva in tutti i particolari quanto era stato deciso di
compiere, con la “liberazione”, in una riunione segreta e che la
realtà dei fatti ha confermato.
Se io sono ancora in vita ciò lo devo alla messa in pratica
degli studi fatti nel campo delle forze occulte e debbo
ringraziare Iddio e la Sante degli emigranti, colei che protegge
l’America e gli Italiani, Francesca Saverio Cabrini, per la Sua
particolare protezione e per avermi illuminato.
Luigi Cabrini
* * *
Oligarchia e Democrazia.
Assolutismo e Parlamentarismo.
Quando si parla di governo dei popoli, il pensiero corre alle forze più rappresentative che gli Stati moderni hanno adottato. Si pensa alla Democrazia e alla Oligarchia, all’assolutismo e al parlamentarismo nell’istituto monarchico o repubblicano. Inutile qui fare una disanima storica di tali sistemi di governo e porsi degli interrogativi che d’altro canto rimarrebbero senza risposta. A quale scopo quindi il richiamo? È presto detto. Poiché si è soliti tirare in ballo regimi e personificazioni di regimi passati e presenti che non hanno una tradizione storica ma solamente sussistono in tanto e in quanto promanano dalla difesa di interessi nazionali, vogliamo ridurre la distinzione dei sistemi di governo attuali a due categorie, e cioè: all’assolutismo oligarchico e alla democrazia parlamentare. L’oligarchia o governo di pochi (monarchico con il Re per diritto divino e i suoi consiglieri e discendenti reali; o repubblicano per conferimento di pieni poteri a una ristretta cerchia di rappresentanti), e la democrazia parlamentare fondata su istituzioni liberamente scelte e controllate attraverso il mutare e l’alternarsi degli interessi del paese e i sentimenti della Nazione.
L’oligarchia monarchica prende forza e legittimità dalla ragione di sangue. Il diritto divino gli conferisce una paternità sulla Nazione che supera i legami del sangue e della razza per abbracciare tutti i cittadini, siano pure di diverse razze conglobati sullo stesso territorio nazionale. Mentre il diritto divino mobilita il Re e lo eleva alla missione di Padre della Patria, il legame di sangue lo restringe a una finzione prettamente materiale che molte volte è causa di conflitti e di tradimenti. Il sistema di governo democratico parlamentare trae forza e legittimità dalla volontà espressa dalla coscienza di tutto l’aggregato sociale a mezzo dei cittadini sulla universalità di principi, di necessità, di interessi comuni, di desideri, di sentimenti.
In base a quanto sopra detto non vi può essere democrazia vera e cioè partecipazione di tutti gli strati del popolo al governo della cosa pubblica, in una Monarchia che badi il concetto di governo sull’assolutismo razziale della maggioranza contro una minoranza (oggi si avvera il contrario in diverse Repubbliche dove i “Rappresentanti del popolo”, gli “eletti”, costituiscono una minoranza razziale, ebrea, che comprime e pretende di nominare la quasi totalità della nazione); e neppure vi può essere vera democrazia in un parlamentarismo che non difenda e non ascolti la volontà e gli interessi della maggioranza della popolazione della Nazione. Non si tratta di governare e di amministrare razzialmente e cioè con dispotismo senza tener conto delle minoranze, dei loro bisogni e dei loro interessi e con il solo pensiero di crearsi clientele politiche o cedere davanti alla corruzione e alle minacce. Il denaro in tal caso può giocare il ruolo principale è il “rappresentante popolare”, può demagogicamente sostenere di rappresentare gli interessi dei suoi elettori, salvo poi a presentarsi come tutore e gestore dei propri interessi in 10 consigli di amministrazione, per ritirare il dividendo o il gettone di presenza in un consorzio o istituto immobiliare, avere prebende ed emolumenti vari in barba agli elettori del “democratico benefattore”.
Questi due principi di governo fecero il loro tempo negli Stati Uniti all’inizio del loro potenziamento come Stato e come Nazione. Lo splendore di quelle generazioni di pionieri fu tale perché non si basò, al principio, sul concetto di rimanere immuni al contagio… con i Maya o Indiani e anzi fargli la guerra come invece fecero i pionieri anglosassoni della costa atlantica. Due principi politici, due civiltà si manifestarono anche allora. Una basata sulla razza (aristocrazia del sangue), l’altra apportata dagli spagnoli, basata sulla dottrina cattolica della democrazia. Entrambe fiorirono e si riunirono anzi in un nuovo anelito di vita.
Così quando il Fascismo nacque, scopo suo era la valorizzazione di tutte le forze della Nazione e il riconoscimento in campo internazionale e nazionale del valore e dei sacrifici del popolo italiano e quindi delle sue umane rivendicazioni. Quindi tutela e difesa degli interessi nazionali, quindi anche delle minoranze razziali. Non principio razzista oligarchico ma principio di governo democratico nazionale. La crisi del Fascismo iniziò quando in quel principio di governo democratico nazionale si abdicò. E non fu certo colpa di Mussolini. E so bene quello che mi dico.
Quando il fascismo divenne l’espressione di una
aristocrazia del denaro e ai valori della razza intesa come
spirito si sostituirono demagogicamente i colori e le congreghe
internazionali atee e materialiste, senza ideali, ma solo carnali,
razzialmente parlando, allora cominciarono le difficoltà del
Fascismo. Fu una lotta troppo ineguale fra le forze della Patria
contro quelle del cosmopolitismo, dell’antiPatria e dell’antiRoma
intesa questa parola come centro e richiamo di un’idea universale.
Con l’entrata a vele spiegate nel Fascismo del nazionalismo di
Federzoni e C., entrò il mondo del cosmopolitismo. Della nazione
in senso giudaico (anche dei traditori quindi), entrò la fazione
razzialmente e solamente carnale, senza spirito e senza volto. Era
l’antiRoma come era l’antigermanismo inteso come complemento della
Roma universale. Il nazionalismo diventerà sempre più il pretesto
che si trasformerà in razzismo mal applicato perché si volgerà a
tradire i più per la salvezza dei meno, di quelli del padrone
straniero e cosmopolita che paga.
L’idea universale fascista (e quindi cattolica)
era l’ombra paurosa che si affacciava allo schermo di tutti
coloro che non avevano le carte in regola e che non erano mai
stati attaccati alle fortune e alle
avversità della loro terra e del loro campanile e che si
vergognavano di portare un ricchissimo patrimonio di valori
umani anche se misconosciuti e disistimati perché non facilmente
realizzabili in depositi bancari e in combinazioni d’affari
internazionali.
Si profilava fin dai primi anni del Fascismo, il problema che già nel 1873 il supremo magistrato del Wisconsin, Eduard G. Ryan, vedeva quando scriveva: “Una nuova potenza oscura sta sorgendo. Non posso qui dilungarmi sugli indizi minacciosi del suo avvento. Vediamo accumularsi fortune quali mai non si videro sotto forma di consorzi e trusts, con capitali di una grandezza senza precedenti e avanzano risoluti alla conquista non solo economica ma anche politica del Paese. Per la prima volta nella storia il denaro sta per diventare una potenza organizzata nello Stato. La vostra generazione, se non addirittura la mia, dovrà affrontare questo problema. Chi dovrà regnare: la ricchezza o l’uomo? Chi dovrà governare il Paese: il denaro o l’intelligenza? Chi dovrà occupare le cariche pubbliche: i patrioti liberi e le persone colte oppure i vassalli del capitale mastodontico?”.
Così il Nazionalsocialismo, venuto come il Fascismo, dal presupposto della comunità sociale che aveva versato il sangue e sostenuto i sacrifici della guerra, perdette la parte sostanziale di democrazia per basarsi sul principio di democrazia razziale, antitetico quindi nei termini. L’errore fu quindi quello di portare la democrazia razziale a pretesto per creare la potenza dello Stato. Se il principio razziale fosse stato solamente oligarchico, allora poteva trionfare; portato alla base e reso democratico, e cioè spaventosamente nichilista, doveva cadere. Era stato un errore di tattica o di valutazione, un errore fatto fare apposta dai nemici della Germania e dell’Italia, del germanismo e della romanità. Lo stesso fenomeno era avvenuto in Italia; qui dall’interno prendendo il movimento dalla cima, dalle cosiddette élite di comando; in Germania agendo alla base. Erano i due estremi portati a cozzare per far nascere l’incomprensione, la confusione poi, quindi il dissidio e il dissolvimento. La contraddizione eterna fra l’individualità e la collettività era stata creata artificiosamente e per raggiungere uno scopo lontano: la distruzione di quel mondo e dell’avversario pericoloso che aveva sbandierato la fiaccola dell’Idea universale.
Osservate le figure più distinte, direi quasi ascetiche dei due movimenti e troverete le stesse contraddizioni. Quelle del sangue e quelle dello spirito. Personalmente uno pensa in un modo e per la collettività agisce al contrario. Così Mussolini, così Hitler. Qui siamo nel campo del pensiero, non dell’azione e neppure degli avvenimenti politici. Ma la questione ci porterebbe lontano e la riprenderemo. Tanto il Fascismo che il Nazionalsocialismo, partiti da principi storicamente provati sani, degenerano per cause lontanissime ma chiaramente giudaiche alterando così le principali manifestazioni del “loro” convivere. Non furono più vitali con linfa e sangue originari. Vennero infettati per alterarne la sostanza, limitarne l’energia, rallentare il dinamismo e vincerli spossati, ormai trasformati in una pianta senza frutti, sterile e priva di propria funzione. E poiché siamo in tema di Fascismo dovremmo affrontare il problema della sua degenerazione e vedere attraverso un’analisi, sia pure sommaria, se è venuta dall’interno o dall’esterno.
Alla luce degli avvenimenti vissuti, oggi resta provata l’affermazione che il Fascismo fu minato alla cima da una congiura internazionale che aveva il suo comando all’estero con una accolta numerosa di agenti italiani nel Regno. Era il nemico di Roma e dell’Idea universale che congiurava contro l’Italia combattente e vittoriosa che tornava dalle trincee, non da lei volute ma comunque eroicamente difese. L’Italia che fra le pieghe insanguinate portava una parola nuova la mondo: maggior giustizia sociale e internazionale.
- - -
A Parigi, sede del quartier generale della Massoneria
Universale e sede del Grande Oriente di Francia, vi era il
“Comitato Internazionale di azione antifascista” con a capo
l’ebreo Victor Basch che porterà a Strasburgo la sede delle sue
allocuzioni sotto la maschera della “Lega per i diritti
dell’Uomo”. Tale comitato era in collegamento con il Bureau
francese (polizia segreta del governo francese). Il Grande Oriente
parigini proteggerà l’antifascismo perché in Italia la Massoneria
di Palazzo Giustiniani che aveva sostenuto il Fascismo aiutandolo
nell’affermarsi – l’Ambasciatore di Francia a Roma, Barrère,
dichiarerà più tardi di aver pagato 80 milioni franche oro ai
massoni italiani per il loro intervento – aveva visto invaso il
campo di… mietitura, dalla Massoneria di Piazza del Gesù legata
agli interessi anglo-sassoni, una questione di settarismo e di
gelosia se noi non sapessimo che il 23 agosto 1922 al Congresso
Mondiale della Massoneria Universale, a Losanna, non fosse stato
deciso, prima dell’agape solenne di allontanare
i “compagni” ribelli social-comunisti dipendenti dalla Russia
sovietica. Quindi niente “esperimenti”
bolscevichi in Italia. Poiché la situazione politica
internazionale era stata ben precisata dalla decisione della
Massoneria Universale con la divisione in due blocchi –
Occidentale e Orientale – il Fascismo genuino del 1918, quello
di Preziosi, Diaz e Mussolini, doveva ottenere l’affiancamento
delle forze massoniche per la presa del potere. La Massoneria,
in definitiva, doveva controllare i movimenti dei fascisti non
massoni per “reprimerli” con la forza (vedi dichiarazioni dei
massoni On.le Ivanoe Bonomi, Beneduce, Badoglio prima della
Marcia su Roma) oppure “fiancheggiato” per “arrivare primi alla
meta” se la decisione della Monarchia avesse accettato e accolto
l’invocazione dei combattenti comandati dal cattolico Mussolini
antimassone e interventista per “una maggiore giustizia sociale
e internazionale” e per non ubbidienza al Gr. Sovrano. Difatti a
situazione internazionale schiarita. Dopo il Congresso di
Losanna, Mussolii andrà ad Udine il 20 settembre (in quella data
non vi era riferimento alcuno all’unità d’Italia) e poi il 27
settembre a Cremona a preannunciare la
presa del potere con la successiva Marcia su Roma. E dove
avvenne l’adunata generale? Proprio a Napoli, città di residenza
del Preziosi, colui che aveva mosso le prima manifestazioni dei
Fasci già fin dal 1917 e ancora nel 1918. Lontano quindi dalla
Roma massonica e burocratica si dovevano svolgere le trattative
coronate dal consenso del Re perché il Duce del Fascismo assunse
il potere. Vive ancora il Magg. Di S. M. Emilio Canevari che fu
il portatore del messaggio reale che doveva dare inizio alla
“dittatura fascista”. Come da tempo immemorabile avviene in
Italia, da una iniziativa politica del Sud, l’ebraismo nordico
ne seppe trarre i maggiori vantaggi e spese e beffe della
dimenticata Italia meridionale.
Ecco perché a Marcia su Roma avvenuta
Mussolini andrà in qualità di Capo del Governo proprio in quel
di Losanna, lui espulso dalla Svizzera, come a prendervi la
consegna di una missione. Fu il 6 novembre 1922, data che
ritornerà ancora nella storia diplomatica d’Italia.
Passeranno esattamente 20 anni perché sempre in quel di Losanna avvenisse la “saldatura” dei “ribelli social-comunisti” dipendenti da Mosca con i fratelli della Massoneria del Grande Oriente di Parigi. Fu proprio il 23 agosto 1942 a Losanna che i “fratelli” della Massoneria Universale ponzeranno per tre giorni le loro decisioni già decise in “alto loco”. Fu visto difatti pochi giorni prima il socialista ebreo Leon Blum a Losanna dove il grande giudeo possiede beni immobiliari di gran valore, trattenersi con i “fratelli” dell’Alpinia. La “saldatura” in quel tempo era necessaria per la causa comune di guerra. Così si introdusse il Comunismo in Europa con il beneplacito di Londra e Parigi. Quando occorrerà decidersi nell’aprile del 1943 con le riunioni preliminari al colpo di Stato, si troverà l’alleanza socialcomunfascista sotto il comun denominatore del triangolo massonico pronto ad abdicare da una parte per il cambio della guardia e le rovine del Paese con la “guerra perduta”.
Poi ancora nel 1944-45 gli inglesi già giocati i tedeschi si giocheranno gli Italiani e il suo Duce facendo agire nel territorio della Repubblica Sociale i “fratelli” massoni allontanati nel 1922 a Losanna e ripresi nel 1942 per i “bassi servigi” del 1943-45. I rossi non si smentiranno e in quel 1944-45 faranno valere i loro diritti di primogenitura anche contro i molti “fratelli” camerati. Tutto ciò naturalmente manovrato da Londra che aveva fatto l’alleanza di guerra con Parigi prima e Mosca poi ed aveva adoperato i “fratelli” tedeschi a liberare l’Italia facendo agire la frazione di Mosca che era decisa ad approfittarne.
Ecco perché a Londra dopo il delitto Matteotti del 1924, si era creato un “comitato permanente di azione antifascista”, diretta emanazione di quello di Parigi e capeggiato da un altro ebreo, Harold Lasky, lo stesso che dopo aver posto il veto all’accordo Mussolini-Churchill dell’estate 1944 verrà in maggio del 1945 a Firenze a vantarsi di aver posto il “veto” alla capitolazione condizionata di Mussolini generando così la guerra civile in Italia e le conseguenze future. Era la chiusura del cerchio apertosi nel 1922 a Losanna con l’allontanamento dei “ribelli” usati per far giustizia contro il “traditore” di “transfuga”!.
- - -
E la prova che il Fascismo era democratico e parlamentare l’abbiamo negli appunti che il sommo sociologo Wilfred Pareto, già insegnante, all’Università di Losanna, di Mussolini, inviava a un collaboratore di “Vita Italiana” del Preziosi, nel 1923. Documento che il Preziosi pubblicava nell’ottobre di quell’anno nella sua rivista famosa ed immortale.
Proprio nel marzo del 1945 fui incaricato di
ricercare il testo di quello scritto paretiano che
sarebbe riapparso nel numero di aprile del 1945 della “Vita Italiana”. Ricordo
benissimo come fosse oggi, la grande gioia che procurai al
Ministro quando potei consegnargli il testo scritto il cui
originale era stato donato 22 anni prima alla Università di
Napoli. Il Ministro Preziosi mi portò anche il ringraziamento
del Duce che in quel tempo di solitudine e di sconforto si
sentiva sempre più attirato alla decisione che le esortazioni
del vecchio Ministro di Stato gli indicavano. Ricordo
perfettamente che nel settimanale rapporto del giovedì, il Duce
si mostrò commosso ed ebbe parole di gratitudine per il Ministro
Preziosi che gli aveva ripubblicato nel dicembre del 1944 nella
rivista “La Vita Italiana” il testo della lapide da lui stesso
fatta murare nella casa natale. La lapide diceva così:
“Dal 1660 al 1900 in questo podere chiamato Collina vissero e
lavorarono le generazioni contadine dei Mussolini. E qui nacque
mi padre: l’11 novembre 1854”.
Benito Mussolini
Questo per chi sa leggere, commentava il Ministro, è il miglior certificato di “arianità” che si poteva immaginare. Non si vergognava dei suoi umili natali e quell’uomo della storia, davanti a tanta solitudine di potere, amava ricollegarsi e commuoversi al ricordo dei suoi simili e laboriosi avi.
Ed ecco il testo del documento di Pareto per la
“Vita Italiana”.
Questo meraviglioso scritto di Wilfredo
Pareto, l’opera del quale resterà imperitura nella storia della
scienza, ha una valore singolare in quanto non solo rivela
inequivocabilmente il giudizio del grande scomparso sul Fascismo
e più specialmente sulla missione storica affidata a Benito
Mussolini, ma è come il testamento politico del più grande
sociologo e pensatore dell’epoca presente lasciato a tutti gli
italiani giovani senza distinzione di partiti.
Il documento va religiosamente meditato.
Esso richiamerà l’attenzione degli uomini di scienza e di
politica.
Noi che eravamo i depositari di quello scritto, pubblicandolo
rendiamo un servigio all’Italia. Abbiamo destinato l’originale
alla biblioteca della R. Università di Napoli.
Ecco la lettera con la quale il Rettore magnifico
dell’Università, Professore Giovanni Miranda, accettava il
manoscritto.
All’ill.mo signor Direttore,
sono profondamente grato a V. S. Ill.ma del dono cospicuo, che ha
voluto fare a questo Ateneo del manoscritto, nel quale uno spirito
glorioso e magno, Wilfredo Pareto, movendo della sua sintesi
scientifica, volge la possente ala del suo ingegno verso un nuovo ordinamento costituzionale, che vuol essere
un rinnovamento della nostra Italia, in questa Napoli, prima che
altrove, preconizzato, annunciato e anche iniziato.
Ho disposto che il manoscritto vada ad arricchire gli elementi
di ogni più alta ed eletta cultura che si raccolgono nelle
biblioteche di questo Istituto giuridico e rimanga a
testimoniare la genialità dello scrittore e la munificenza del
donatore.
Con distinta considerazione. Il Rettore
MIRANDA.
DOCUMENTI PER LA STORIA.
Wilfredo Pareto precursore e padre del Fascismo
- POCHI PUNTI DI UN FUTURO ORDINAMENTO COSTITUZIONALE.
Quanto segue è come un indice di
proposizioni dedotte dall’esperienza storica, e delle possibili
applicazioni ai casi presenti. Modello è il Principe del Machiavelli.
L’esperienza storica può sol dare le linee
generali, somiglia alla strategia teorica; all’uomo pratico
tocca fissare i particolari al
capitano geniale di applicare la strategia.
La presente dittatura, tosto o tardi, metterà capo a
una riforma costituzionale. Meglio tosto che tardi. Conviene che
la riforma rispetti quanto è possibile le forme esistenti,
rinnovando la sostanza. Esempi: Roma antica; Inghilterra.
Forza e consenso, come si dimostra nella “Sociologia”
sono i fondamenti del Governo. Perciò meritano lode, senza alcuna
restrizione, due capitali provvedimenti sinora presi dal Fascismo,
cioè: l’istituzione della Milizia Nazionale; la composizione del
governo con rappresentanti non di combriccole parlamentari, ma
delle grandi correnti di sentimenti esistenti nel Paese.
Devesi porre somma cura a chi rimane in tal via. Pare
facile e non è. Attenti alle infiltrazioni di elementi avversi
nella Milizia! Attenti anche più a giudicare senza la menoma
passione e i sentimenti esistenti, a non cedere a coloro che
vogliono servirsi del Governo per imporre ad altri i propri
sentimenti. In particolare, ottimo è il rispetto al Cattolicesimo;
pessimo sarebbe il voler imporre anche solo indirettamente, questa
od altra religione. L’esperienza dimostra che i governi che si
mettono per tal via non ottengono altro che procurarsi fastidi,
senza alcun pro. Giova imitar Roma, non occuparsi di teologie o di
ideologie, badare agli atti.
Qualunque opinione si abbia del Parlamento, conviene ormai di
conservarlo. Il problema da risolvere sta nel trovare modo che
rechi vantaggio col minimo danno possibile.
La soluzione di tale problema non si può
trovare cercando il miglior modo di elezione. Ciò non si vede perché fa velo l’ideologia
democratica del governo del popolare. “Il miglior governo – si
crede – è quello del popolo. Direttamente non si può avere con
milioni di cittadini, dunque occorre trovare modo di crearne la
rappresentanza, e se vi riesce, si ha un governo perfetto”.
Invece il governo del
popolo è poco buono, meno ancora quello dei suoi rappresentanti. In Svizzera si è procurato di correggerlo con il
referendum. Si cita a torto l’Inghilterra; in essa il Governo,
sino a poco tempo fa, fu essenzialmente la dittatura di uno dei
due grandi partiti storici. Al presente tale ordinamento sta
trasformandosi, e non si sa ancora se la trasformazione darà
frutto.
Non dico che il modo di elezione sia senza
importanza, dico che questa è molto minore di quella dei poteri
assegnati al Parlamento. Il principe Luigi Napoleone diede al
paese il suffragio universale reputato provvedimento democratico
e, come contravveleno, restrinse di molto i poteri della Camera. Da noi questo benemerito suffragio, c’è già, vi è
aggiunta la benefica rappresentanza proporzionale; rimane da
trovare il contravveleno.
* * *
La presente Camera è ottima per il Fascismo, sarà
rimpianta quando ne verrà un’altra. Non può malfare, ed è già
molto.
È impotente, perché scissa in gruppi e gruppetti? Di che vi
lagnate? Volete imitare le rane chiedenti un Re a Giove?
All’importanza della Camera sostituite la potenza di una élite.
Non è “competente” tecnicamente? Ringraziate Iddio che ve la
mantiene tale! Alla sua incompetenza, sostituite la competenza di
un buon consiglio di Stato, di Consigli
di Produttori (non dimenticate i consumatori) ecc. rimanga alla
Camera la parte dell’Alta politica, in cui può fare bene. Esprima
sentimenti, interessi, anche pregiudizi, purché generali, di
moltissimi, insomma, di Stato.
Cercare il modo che una Camera strapotente abbia una
forte maggioranza, è procacciare il proprio danno. Chi vi dice che
le elezioni vi daranno questa maggioranza? E se fosse invece dei
bolschevichi? Ben poteva esserlo nel 1919-1920; fu allora ventura
per l’Italia che gruppi e gruppetti togliessero poteri alla
Camera.
E se anche avrete oggi una tale maggioranza, chi vi assicura che
la conserverete domani? L’esperienza fa vedere che le grandi
maggioranze presto si scindono. Il secondo
Impero francese trovò oppositori seri anche fra gli eletti fra
le candidature ufficiali. In Italia, si è osservato che il
Ministero che “fa” le elezioni raramente conserva il potere.
Oggi, in Italia, tutti sono diventati fascisti. Anche
coloro che sono presi a mazzate leccano la mano che li percuote.
Il giorno delle elezioni quanti mai saranno i candidati fascisti?
Come discernere il grano dal loglio? E separato che sia, chi vi
assicura che gli eletti non muteranno pensiero? Passata la festa,
gabbato lo santo; badate chi più di un leccazampa s’appresta a
mordere.
* * *
Vari sono i modi sperimentati per togliere alla
Camera il potere di mal fare. Vanno studiati con cura per
adattarli ai costumi italiani.
Merita attenzione il provvedimento inglese per quale i deputati
possono ridurre i crediti chiesti dal Governo, ma non li possono
accrescere. Maggiore attenzione devesi anche volgere a
provvedimenti del genere di quelli usati dal Principe Luigi
Napoleone, cioè: voti per sommi capi del Bilancio; leggi preparate
da un Consiglio di Stato, a cui non possiamo aggiungere altri
Consigli; proibizione (anche solo restrizione) delle interpellanze
sostituite una volta tanto dalla risposta al
discorso del trono; ecc. Si aggiunga la facoltà data al Governo
di fare riscossioni e spese nei limiti del bilancio scaduto se
il nuovo non è approvato in tempo. Vedesi come il Bismarck seppe
resistere, nell’interesse supremo dello Stato, al Parlamento
prussiano. Qualche cosa si può forse ricavare da una maggiore
forza data al Senato, e da un discreto uso del referendum.
Governare col solo consenso della maggioranza, sia
pure grandissima, non si può, perché occorre tenere a segno i
dissidenti. Governare con la sola forza a lungo, neppure si può.
Occorre dunque sapere se c’è il consenso, almeno implicito dei
più. Perciò è utilissima una Camera (utile anche il referendum),
indispensabile un’ampia libertà di stampa. Errore grande del
secondo Impero di Francia, fu di toglierla quasi interamente. A che ha giovato allo zarismo russo di averla negata
del tutto?
Attenti dunque di non cedere alla tentazione di limitarla
notevolmente. Lasciate stare tutte le vanità di cui sono tipo i
processi alla letteratura “immorale”, sovversiva, diretta ad
ispirare “odio e disprezzo” del Governo, ecc. ecc. Lasciate gracchiare le cornacchie, ma siate
inesorabili nel reprimere i fatti. Chi li vuole compiere sappia che la forza lo colpirà
senza misericordia… e il più delle volte non si proverà neppure
a compierli.
Vi sono grandi correnti di sentimenti che mai scompaiono, sebbene possano apparire più o meno alla superficie. Di questo genere sono la corrente della fede e quella dello scetticismo, dell’ideale e del materialismo, delle religioni positive e del libero pensiero (che è poi, anche esso, una religione). Si inganna chi crede di poterlo sopprimere. Sotto un’ideologia democratica scorreva la corrente del Fascismo che dilagò poi alla superficie. Ora sotto di essa rimane la corrente avversa. Attenti a che, a sua volta, non dilaghi! Attenti a non darle forza con il volerla fermare del tutto!
I peggiori nemici di un ordinamento sono coloro
che vogliono spingerlo agli estremi. Esempio tipico è quello
degli ultra-royalistes, al tempo della restaurazione in Francia. Essi
furono fattori importanti della caduta di quella Monarchia che
bramavano di difendere.
* * *
Riformare l’ordinamento comunale in Italia è
importante quanto il riformare l’ordinamento dello Stato e
dovrebbe essere uno degli scopi principali dei pieni poteri.
Ieri, un gran numero dei comuni erano dei socialisti, oggi sono
dei fascisti; di chi saranno domani? Qui bisogna ripetere ciò che
già si disse per lo Stato.
Cercare il miglior modo che il trovare modo di limitare il potere
di tali consigli. Bisogna che non si rinnovi tanto facilmente il
caso dei Comuni come furono quelli di Milano e di Bologna, per
tacere dei minori. L’esperienza ha dimostrato inefficace la tutela
presente ed una presunta opera moderatrice della minoranza del
Consiglio. Occorre trovare altro.
Forse si potrebbe ottenere alcunchè da provvedimenti simili a
quello dei Convocati dei Comuni di
Lombardia al tempo della dominazione austriaca, dal Referendum, da
una tutela che, per vari gradi, mettesse capo al Senato, supremo
moderatore, da prudenti interventi dell’autorità giudiziaria, ecc.
I modi sono infiniti, lo scopo unico, ed è di evadersi dalle
ideologie democratiche della sovranità della maggioranza.
A questa rimanga l’apparenza, poiché una lusinga potenti
sentimenti, ma vada la sostanza a una élite,
poiché è per il meglio oggettivamente.
WILFREDO PARETO
– – – – –